Michele Urrasio, poeta dell’anima

Giuseppe Trincucci

 

Michele Urrasio, appartiene a una fortunata e non folta schiera di poeti che non hanno la pretesa di imporre una personale visione del mondo, una visione che porti a cambiamenti o a rivoluzioni straordinarie nella vita comune. Urrasio non appartiene alla categoria dei poeti laureati, quelli che vivono in un empireo inaccessibile e per alcuni versi incomprensibile o di quelli che tentano i difficili pensieri della avanguardia e degli sperimentalismi.

            La sua poesia non ha bisogno di particolari strumenti critici particolari o interpretativi. Il suo lessico non ha una complessa costruzione ma si inserisce in una corrente che trova esempi illustri nel Montale degli Xenia, nel Sinisgalli del Vidi le Muse, nel Luzi de Dal fondo delle campagne per ricordare e risalire ad alcuni dei moderni poeti, illustri precursori della poesia di Urrasio, che conserva tuttavia una prepotente originalità e singolarità di stile e di espressione nel panorama vastissimo della poesia italiana. La sua lunga fedeltà all’arte è datata e dura da diversi decenni: si è espressa attraverso un’ininterrotta testimonianza che si è iniziata con una esile giovanissima raccolta (Fibra su fibra del 1965) e si è continuata con costanza e con certosina attenzione fino al tempo presente con libri di sicuro successo.

            In una silloge del 2015 ha voluto formare una completa antologia della sua ricerca poetica, un florilegio significativo che si chiama Il privilegio del vivere e lo pone con forza ai vertici della poesia italiana.

            In questa raccolta sono chiare le tappe del percorso poetico di Urrasio che ha saputo attraverso ricordi e sensazioni personali di gioie e di dolori scrivere la storia di ciascuno di noi nella sequenza della esistenza che diventa privilegio quando è capace di far capire la tristezza e di saper sorridere all’amore.

            Tutto questo avviene attraverso una lettura senza infingimenti, intellettualismi e difficoltà. La sua chiarezza espositiva è davvero sconvolgente. Il diaframma sottile ma spesso incombente tra vera arte e artifici, spesso difficile da rompere, nel caso del nostro poeta è stato facilmente superato con successo e con esiti felicissimi.

            Ora il riconoscimento del premio alla carriera della associazione Daunia & Sannio al di là del merito e della giusta collocazione culturale nella sua terra di origine è una singolare e unica opportunità di rileggere le sue poesie con l’attenzione necessaria.

            Andando a ritroso nella lettura è possibile ricostruire la vicenda poetica di Urrasio nella sua sequenza temporale della ricerca e della sua attenzione ai valori da sempre perseguiti.

            È del 25 dicembre 2010 una poesia contenuta nella raccolta Il sentimento del tempo e intitolata Ad ogni pulsare si vena, che è dedicata alla madre: racconta la storia del suo distacco dalla sua casa e dalla sua terra per raggiungere la figlia lontana in America e per non più tornare nella sua patria di origine. E quel distacco fu sigillato da un’impronta della mano su un vetro di una porta della sua ultima dimora in Puglia, la casa dello stesso poeta. Un’impronta mantenuta a lungo per conservare la suggestione di una presenza ancora effettiva; un’impronta che non si voleva cancellare come segno da tenere per sempre nel deserto del cuore. La poesia rimanda a un tempo lontano, che non si riesce a raggiungere e a contenere, agli affetti primigeni di una vita iniziata e conclusa con la bellezza senza tempo di un incommensurabile amore.

            Lo stesso amore per le proprie radici lo troviamo in una poesia scritta in tempi più antichi San Martino, contenuta in un’altra silloge: Il nodo caduto pubblicata nel 1999. Questa poesia come le altre contenute nel volumetto sono sottese dal filo della memoria, un filo lungo che riporta ai tempi della fanciullezza con i suoi luoghi topici, con le sue strade battute e luogo in cui la vita iniziava a uscire dalla crisalide di un’infanzia dorata nella sua semplicità. San Martino è un piccolissimo rione di Alberona ideale spartiacque tra passato e presente. Un angolo che al poeta pare ancora più suggestivo per i segni dell’abbandono che si osserva sull’erba di una soglia della vecchia casa mai più calpestata. Sembra richiamare il suo figlio lontano la sua realtà primigenia nel proporre attraverso il bagliore del sole, che si intromette nello scrigno dei ricordi attraverso un nodo caduto dalla porta di legno povero, una nuova linfa di rinnovata speranza.

            E poi è utile rileggere una poesia scritta da un Urrasio ventenne, Al bivio, poi pubblicata nella prima raccolta di poesie del 1965 Fibra su fibra, che ci sembra mirabilmente la proclamazione di un programma di vita: la scelta di una strada da percorrere per tutta la vita. Quella della ricerca poetica e artistica, in cui sentimenti e passioni, in cui le gioie e i dolori della vita troveranno la loro giusta collocazione. Una sorta di meditata ma riuscita ricerca di un significato della vita intera.

            Altre poesie di grande sollievo per l’anima e per il cuore sono da cercare nel libro Nel visibile e oltre del 1974, nelle quali il ricordo del padre morto e presto perduto è prevalente nella sua intensa accorata ricerca, una figura che sembra fugace per la sua ridotta presenza terrena ma che incide profondamente sulla sua vita: una piccola silloge che fa rivivere tre momenti significativi della loro vita comune: l’unico breve incontro con lui dopo un lungo periodo di prigionia nel corso della seconda guerra mondiale, il dolore per la sua morte e la serenità nel dargli un’ultima dimora.

            Gli xenia si compiono ora mirabilmente e definitivamente; offerti alla madre, al padre, al proprio paese e ai suoi luoghi.

            Urrasio ha raccolto nella sua lunga militanza nei campi ispirati da Calliope molti riconoscimenti, molti premi prestigiosi, molte testimonianze, molti lusinghieri apprezzamenti dai maggiori critici e storici della letteratura italiana. E tutti concordano che lo stile di Urrasio deve essere apprezzato per la sua unicità nel panorama artistico e letterario italiano e per molti motivi: la struttura della poesia, la scelta nella scrittura che si sottrae alle lusinghe della cantabilità che spesso si trasforma in banalità, l’accoratezza e la sincerità del suo messaggio. Per Urrasio non esiste la poesia modesta, la poesia con fini transitori, non esiste intellettualismo o ermeticità. Esiste solo la passione e l’amore per la sua lingua per cui ogni parola è soppesata con attenzione e con la maestria di un cesellatore.

            La sua testimonianza condivisa con pochissimi altri letterati resta una voce di eccezione nel desertificato panorama della cultura poetica della Daunia.

Le ragioni di una scelta

Qualche giudizio critico

Lettere per Urrasio

Breve raccolta di poesie

Curriculum


Dipinto realizzato da Pietro Petti


Foto a cura di Cinzia D'Argenio